CONTROLLO – La persona control freak
Il control freak è una persona che ha un forte bisogno di controllare ogni aspetto della propria e altrui vita. Non lascia spazio all’eventuale imprevisto imponendo il proprio modo di fare in tutte le circostanze. È dominante, autoritario, perfino invadente. Inoltre, è ansioso e spesso preoccupato per il futuro.
Questo atteggiamento, motivato dalla paura del caos e dell’incertezza, genera tensioni nella maggior parte delle relazioni in cui il control freak è coinvolto. Infatti, per il control freak non esiste il libero arbitrio altrui perché tutto deve passare sotto la propria ossessiva attenzione.
Essere un control freak potrebbe sembrare vantaggioso in termini di organizzazione ed efficienza ma a caro prezzo.
Controllare dà una momentanea sensazione di ordine anche se, in realtà, alimenta solo il circolo vizioso dell’ansia: più si controlla, più si rinforza l’idea che ci sia sempre qualcosa per cui stare in allerta. Inoltre, mancando la fiducia negli altri, il control freak non dà a sé stesso l’opportunità di vivere sane relazioni
IRONIA – Non pensare all’elefante rosa
L’effetto “ironico” della mente, scoperto dallo psicologo Daniel Wegner (1987), si verifica quando si pensa a qualcosa che si vuole evitare e che paradossalmente porta proprio a pensare a quella cosa anziché evitarla. Ad esempio, se qualcuno ci dice di non pensare ad un elefante rosa, è molto probabile che finiremo per pensare proprio a un elefante rosa…
Video estratto dal film Ghostbusters diretto da Ivan Reitman
L’effetto ironico della mente può essere affrontato con alcune strategie:
CONSAPEVOLEZZA – Essere consapevoli della qualità dei propri pensieri è il primo passo per gestirli in modo appropriato
ACCETTAZIONE – Accettare che la mente possa avere pensieri “ironici” o negativi e accoglierli senza giudizio aiuta a ridurre il loro impatto emotivo
DISTRAZIONE – Quando si notano pensieri “ironici” o negativi è buona cosa distrarsi facendo un’attività che richieda di concentrarsi sul momento presente
CAMBIO DI PROSPETTIVA – Cercare di guardare la situazione da un punto di vista diverso può ridimensionare i pensieri “ironici
ANSIA – 10 modi in cui l’ansia può manifestarsi
Sono 8,5 milioni gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sofferto di disturbi d’ansia. Generalmente, i disturbi d’ansia insorgono tra l’adolescenza e la prima giovinezza con un’evoluzione lenta e cronica che può portare la persona ad interpretare i segnali d’ansia come un “normale” aspetto della propria personalità, un atteggiamento innato. Il risultato è che le persone non riconoscono l’ansia eccessiva come un problema psicologico, stringono i denti e si abituano a conviverci. Infatti, su 100 persone che soffrono di un disturbo d’ansia solo 20 decidono di rivolgersi ad un professionista della salute mentale e, di solito, lo fanno solo quando la situazione diventa davvero invalidante.
Di seguito alcuni dei modi più diffusi attraverso i quali può manifestarsi l’ansia:
- Essere controllanti
- Sentirsi molto preoccupati, agitati o arrabbiati
- Avere un atteggiamento di sfida o provocatorio
- Pretendere troppo da sé stessi
- Evitare attività, luoghi o eventi
- Difficoltà di concentrazione
- Insofferenza verso ciò c
TRAUMA – 4 traumi infantili che influenzano la vita adulta
Molti degli accadimenti avvenuti nell’infanzia, quando non risolti, possono condizionare la vita adulta. In particolare, gli eventi traumatici segnano l’esistenza creando pattern comportamentali precisi in base al tipo di trauma subito.
Di seguito, alcuni comportamenti e stati psicologici indicatori di un trauma infantile che si esprime nell’età adulta:
_ TRAUMA DEL RIFIUTO
Fai facilmente ipotesi negative su ciò che pensano gli altri; sei diffidente nei confronti delle altre persone; è difficile per te scendere a compromessi; accontenti sempre gli altri; hai difficoltà a fidarti delle persone se devi mostrare i tuoi sentimenti.
_ TRAUMA DELL’ABBANDONO
Temi di essere lasciato o abbandonato; sei stato incapace di costruire relazioni sane nell’adolescenza e questo accade ancora nell’età adulta; hai scarsa autostima; sei ansioso ed insicuro; ti puoi sentire depresso o affranto.
_ TRAUMA DEL TRADIMENTO
Hai difficoltà a riconoscere, esprimer
DEPRESSIONE – 10 cose estremamente difficili da fare
La depressione è un disturbo psicologico complesso e subdolo, non sempre facile da riconoscere all’inizio. Per questo, è importante non sottostimare alcuni comportamenti di disimpegno verso qualsiasi (apparentemente banale) attività quotidiana.
Di seguito, 10 cose estremamente difficili da fare quando si è depressi:
- Fare la doccia
- Fare il letto
- Pettinarsi
- Controllare le e-mail
- Uscire di casa
- Fare la spesa
- Stare al telefono
- Pulire la casa
- Cucinare
- Alzarsi da letto
Queste azioni quotidiane non sono difficili da svolgere perché si è stanchi, deboli o sfaticati. Sono difficili perché si sta combattendo contro un nemico invisibile 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Depressione. L’entusiasmo sottratto a se stesso si ricopre di nero.
E una tristezza più grande entra nella tristezza come un secondo corpo intollerabile – Fabrizio Caramagna
Riconoscere un disturbo depressivo al suo esordio è fondamentale. Più tempestiva è la diagn
PAURA – Differenze tra paure comuni e paure derivanti da trauma
Breve viaggio in alcune possibili paure e il loro diverso impatto sulla persona
– PAURE COMUNI: paura della morte; di Dio; di essere punito per i propri peccati; paura della giustizia; di parlare in pubblico; di essere umiliato; dei pericoli; di alcuni animali; di perdere; paura della malattia; della povertà; della solitudine; dell’incertezza.
Queste paure solitamente non sono croniche, non si innescano automaticamente o senza motivo, non costringono la persona ad essere imprigionata in schemi comportamentali e difensivi ripetuti.
– PAURE DA TRAUMA: paura che il trauma possa ripetersi; paura di essere abbandonato (ancora); paura di essere attaccato/colpito/rapito/abusato/reso schiavo (ancora); paura di essere ucciso; dei comportamenti degli altri quando dominanti; paura dell’isolamento/solitudine; paura della vicinanza; paura di essere nuovamente ferito; le paure comuni sono vissute in modo amplificato.
È una situazione emotiva di paura cronica che si innesca in modo ripetitivo ed automatico. Le paure da trauma portano la persona a vivere in uno stato di iper-vigilanza;
FELICITA’ – La chimica della felicità
Le sensazioni di felicità e buon umore sono create anche da una complessa interazione tra ormoni diversi. Con “ormoni della felicità” si fa riferimento a tutte quelle sostanze chimiche, rilasciate soprattutto a livello cerebrale, che contribuiscono positivamente al benessere psichico e fisico. Alcuni di questi processi possono essere incoraggiati sfruttando questa chimica a proprio vantaggio.
Di seguito sono elencati alcuni ormoni, la loro specifica funzione e alcuni piccoli suggerimenti per promuovere la chimica della felicità:
DOPAMINA: il mediatore del piacere e della ricompensa. Si può favorire la sua produzione ascoltando musica, vivendo nuove esperienze, ponendosi obiettivi (anche piccoli) per poi raggiungerli, dormendo a sufficienza.
SEROTONINA: lo stabilizzatore dell’umore. Meditare, fare esercizio fisico, stare a contatto con la natura, esporsi al sole e mangiare sano sono alcuni dei comportamenti che ne favoriscono l’aumento.
OSSITOCINA: l’ormone dell’amore. Si propizia l’aumento di questo ormone quando si socializza, si fa qualcosa di gentile per gli altri, si sta
PANICO – Come sopravvivere ad un attacco di panico
Inaspettato ed imprevedibile, l’attacco di panico fa sentire la persona indifesa e vulnerabile. L’attacco di panico può essere descritto come un momento di estrema ed improvvisa ansia che provoca paura di perdere il controllo, di impazzire o di morire.
Per la gestione e la cura degli attacchi di panico è sempre necessario intraprendere un percorso di psicoterapia utile a comprendere meglio se stessi, i propri vissuti ed eventuali conflitti sottesi.
Ma come si può gestire l’ondata di panico proprio nel momento in cui arriva? Cosa fare per sopravvivere a quel terribile momento?
- Concentrati sul respiro. L’iperventilazione peggiora i sintomi.
- Rilassa il corpo. La tensione muscolare non aiuta il corpo a smaltire gli ormoni dello stress.
- Riconosci che stai avendo un attacco di panico. Non stai morendo, non stai impazzendo e non stai avendo un infarto. Dai al tuo corpo il tempo, queste sensazioni passeranno.
- Distrai i tuoi sensi: tocca qualcosa di morbido, annusa qualcosa di buono, guarda qualcosa che ti rende felice, ascolta musica rilassante.
PANICO – L’attacco di panico
Che cos’è un attacco di panico?
Un attacco di panico è un’improvvisa ondata di estremo malessere, paura e ansia che causa sintomi fisici e psicologici. Il livello di paura sperimentato non è realistico, è sproporzionato rispetto agli eventi o alle circostanze che hanno innescato l’attacco. Inaspettato e imprevedibile, l’attacco di panico porta la persona a sentirsi indifesa e vulnerabile. Si temono futuri attacchi e, di conseguenza, si modifica il proprio stile di vita fino ad evitare situazioni, luoghi o persone. L’attacco di panico può verificarsi anche mentre si dorme provocando risvegli improvvisi accompagnati da sentimenti di paura e terrore. Quando gli attacchi di panico sono frequenti e ripetuti nel tempo generalmente indicano un disturbo di panico.
Sintomi dell’attacco di panico
I sintomi fisici dell’attacco di panico possono includere dolore o malessere a livello toracico, palpitazioni o battito cardiaco accelerato, respiro affannoso o sensazione di soffocamento, sudorazione, tremori, nausea, vertigini, intorpidimento o formicolio, vampate
DEPRESSIONE – I disturbi depressivi
Che cos’è la depressione?
Quando si parla di depressione è importante precisare che non tutte le modificazioni del tono dell’umore sono da considerarsi patologiche. Chiunque può aver provato, in alcuni momenti della propria vita, sentimenti come tristezza, disperazione o pessimismo. Essere tristi è la naturale reazione ad alcune esperienze di vita. Solitamente questi momenti di fisiologico sconforto sono transitori e tendono a risolversi non appena le circostanze migliorano. Se invece i vissuti depressivi sono pervasivi, profondi e invalidanti, fino a compromettere il funzionamento sociale, lavorativo e relazionale, allora si parla di disturbi depressivi.
Quali sono i disturbi depressivi?
ANSIA – I disturbi d’ansia
Che cos’è l’ansia?
L’ansia comprende sentimenti di preoccupazione, nervosismo o terrore. Anche se spiacevoli, episodi occasionali di ansia sono naturali e talvolta persino utili: segnalano che qualcosa non va. Infatti, l’ansia può aiutare le persone sia a riconoscere che evitare il pericolo; è funzionale nel propiziare cambiamenti importanti e significativi. Quando invece l’ansia è persistente, pervasiva e sproporzionata sconvolge la vita quotidiana. Allora, si parla di disturbo d’ansia.
Quali sono i disturbi d’ansia?
I disturbi d’ansia si manifestano in modi diversi distinti tra loro:
– Disturbo d’ansia generalizzata – Il disturbo d’ansia generalizzato è uno stato cronico di grave preoccupazione e tensione psicologica senza apparenti motivazioni.
– Disturbo d’ansia di separazione – Il disturbo d’ansia di separazione è caratterizzato da una reazione ansiosa eccessiva al momento del distacco da figure affettive significative.
– Mutismo selettivo – Il mutismo selettivo è un disturbo poco noto
TRAUMA – 4 segnali del trauma
Gli eventi traumatici si presentano in molte forme. Il trauma può essere rappresentato dall’improvvisa perdita di una persona cara, dall’abuso fisico e/o psicologico, dall’abbandono, dalla perdita del lavoro, da un incidente, da calamità naturali e pandemie, da gravi malattie o da qualsiasi altro tipo di situazione tragica e inquietante. È qualcosa di straordinario che si traduce in uno shock emotivo, sia per chi lo subisce direttamente sia per chi vi assiste. Ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno, senso di impotenza, affaticamento, iper-vigilanza, irrequietezza, instabilità emotiva, palpitazioni sono alcuni dei segnali fisici e psicologici che possono provare le persone traumatizzate. Questi sintomi possono nascere subito dopo l’evento traumatico ma, in alcune persone, possono manifestarsi anche dopo diversi mesi o anni. Detto ciò, è importante non sottovalutare la propria sofferenza e, in particolare, prestare attenzione a quattro segnali propri del disturbo post-traumatico da stress.
1. Flashback
La persona rivive il trauma attraverso incubi notturni o ricordi invadenti ed an
DEPRESSIONE – 7 segnali della depressione post partum
Dopo aver affrontato un parto più o meno difficile e doloroso, la madre può finalmente stringere tra le braccia la piccola vita che ha portato in grembo per nove mesi. Ma cosa può succedere dopo? Il neonato richiede attenzioni, molte attenzioni. Si affrontano importanti privazioni del sonno, ormoni turbolenti, oltre a tutta una serie di aspettative culturali correlate al legame, al senso di beatitudine che ne deriverebbe e all’essere una madre “perfetta”. Considerato ciò, è importante non sottovalutare alcuni segnali che potrebbero indicare una situazione di depressione post partum (da non confondere con il baby blue).
Questo articolo parla alle madri, ma non si rivolge solo a loro. Troppo spesso in passato le donne con depressione post partum sono state ignorate o sottovalutate. Questo tema riguarda tutte le persone vicine alle neomamme (famigliari, amici e professionisti della salute).
Quali sono i segnali della depressione post partum?
1. Ti senti in colpa
Ti senti in colpa, pensi di non fare abbastanza o di dover gestire le cose in un modo migliore. I pensieri che implicano il “dovrei” sono
BENESSERE – Dare valore alla propria storia emotiva
La scelta di chiedere un aiuto psicologico spesso rappresenta la fine di un percorso fatto di dolore, angoscia e vane speranze di risolvere un problema da soli. Infatti, chi indugia nel chiedere un aiuto professionale può essere pervaso da pensieri negativi su di sé, motivazioni o giustificazioni che rendono difficile esprimere la richiesta di sostegno. Chiedere aiuto, ad esempio, può significare ammettere di non essere riusciti a superare una difficoltà da soli e per questo ci si deve confrontare col proprio vissuto di fallimento, con la paura di essere senza speranze, col timore di essere giudicati, col bisogno di fidarsi di qualcuno che si teme non capisca la propria situazione. Alle volte ci si rivolge ad altre figure professionali perché non si riconosce il problema come psicologico o si ritiene che lo psicologo sia colui che “cura i matti”.
I pregiudizi o la cattiva informazione bloccano la richiesta di aiuto consentendo al malessere di aumentare. Inoltre, nei casi in cui il sintomo sia vissuto nel corpo, è facile pensare che il problema sia esclusivamente medico trascurando completamente il peso della componente emotiva e psicologica.
Ogni giorno le nostre azion
PROCRASTINAZIONE – La procrastinazione: dieci cose da sapere
Il termine procrastinare deriva etimologicamente dal latino pro (avanti) e crastinus (domani), col significato di “rimandare al domani” allo scopo di temporeggiare o, addirittura, di non fare ciò che si dovrebbe.
Ci sono molti modi per complicarsi la vita e uno di questi è procrastinare. Le persone che procrastinano si danneggiano sabotandosi. Inconsciamente mettono ostacoli sul proprio cammino. Scelgono percorsi che danneggiano le loro prestazioni. Perché dovrebbero farlo?
Dieci cose da sapere:
1. Secondo le ricerche condotte alla DePaul University di Chicago e alla Carleton University di Ottawa, il 20% delle persone ammette di essere un procrastinatore cronico. Procrastinare, infatti, diventa uno stile di vita anche se disadattivo. Coinvolge tutti gli ambiti della vita. Ad esempio, non pagare le bollette in tempo, perdere opportunità favorevoli, non incassare buoni regalo o assegni, presentare la dichiarazione dei redditi in ritardo, etc.
autoregolazione, paura, procrastinare
CAMBIAMENTO – Lo Spirito del Natale Passato, Presente e Futuro
Quali cambiamenti puoi suggerire a te stesso?
Era il Dicembre del 1843 quando Charles Dickens pubblicava la raccolta “Libri di Natale” contenente l’ormai celebre “Il Canto di Natale” (titolo originale “A Christmas Carol”). Questa favola, divenuta presto una tra le più famose al mondo, affronta temi esistenziali fondamentali quali il cambiamento, la ritrovata consapevolezza, la redenzione dagli errori passati e la promessa di un domani migliore che può iniziare proprio ora. Perciò, la si può ritenere ancora oggi estremamente attuale.
Questa fiaba racconta la storia di Ebenezer Scrooge, un avaro ed egoista usuraio che la notte di Natale cambierà la sua vita grazie all’incontro con lo Spirito del Natale Passato, lo Spirito del Natale Presente e lo Spirito del Natale Futuro. I tre gli faranno ripercorrere la sua esistenza fino a quel momento, gli mostreranno il misero presente e ciò che accadrà in futuro se non farà nulla per cambiare. Scrooge si risveglierà la mattina più consapevole, aperto a nuove possibilità e con una visione completamente nuova della propria vita.
Prendendo ispirazione da questo racconto, propongo di segui
Pubblicato in Ansia, Depressione, Stress, Panico, Articoli della Dott.ssa, L'importanza di Essere da Dott.ssa Marcella Caria | Tags: cambiamento, consapevolezza, salute
SINTOMO – Il valore del sintomo
La parola “sintomo” è utilizzata nel linguaggio medico per indicare un fenomeno con cui si manifesta uno stato di malessere. In medicina il sintomo è indice di una latenza patologica, di un’irregolarità nel funzionamento ideale dell’organismo. Anche per questo oggi, nella percezione comune, è diffusamente vissuto e considerato soltanto come l’effetto di una condizione incoerente o viziata, da eliminare prontamente. In realtà, il sintomo racchiude in sé un significato più profondo, ma spesso negato. Pertanto, è possibile affermare che il concetto di sintomo implica quello di legame: il legame tra una superficie e la sua profondità inesplorata. Concentrarsi sull’eliminazione o l’annichilimento del sintomo, di fatto, vuol dire negare ogni possibile esplorazione e di conseguenza non riconoscerne la vera radice.
Alcune persone sostengono di “non credere” nella psicologia o nella psicoterapia, ammesso che ne conoscano le differenze, come se richiedessero un atto di fede o si trattasse di una mera ideologia. Questo pensiero tende a negare l’esistenza della dimensione psichica nella nostra vita. Negarne quindi l’evidenza scientifica, la concretezza, così come l’efficacia, è come continuare a considerare l’essere umano s
DEPRESSIONE – Spiegando la mia depressione a mia madre: una conversazione
Opera originale: “Explaining my depression to my mother: A conversation” di Sabrina Benaim
«Mamma, la mia depressione è un mutaforma. Un giorno è piccola come una lucciola nel palmo di un orso, il giorno successivo è l’orso. In quei giorni mi fingo morto fin quando l’orso non mi lascia in pace. I giorni difficili li chiamo “giorni bui”.»
Mamma dice: «Prova ad accendere delle candele.»
Ma quando vedo una candela vedo l’interno di una chiesa, il barlume di una fiamma, scintille di una memoria più giovane di mezzogiorno. Sono in piedi accanto alla sua bara aperta. E’ il momento in cui comprendo che tutti quelli che conoscerò prima o poi moriranno.
«Vedi mamma, non ho paura del buio… forse questa è una parte del problema.»
Mamma dice: «Pensavo che il problema fosse che non riesci ad alzarti dal letto.»
«Non posso, l’ansia mi tiene in ostaggio dentro casa mia, dentro la mia testa.»
Mamma dice: «Da dove viene quest’ansia?»
ansia, depressione, infelicità
ANSIA – Genitori ansiosi o bambini stressati?
8 modi per gestire la situazione
Stati d’ansia o esperienze di stress sono sempre più comuni anche nei bambini. Come si possono aiutare i propri figli ad affrontare questi stati emotivi?
1. Incoraggiare i bambini ad affrontare ed esprimere le paure
Quando si prova paura, cercare di evitarla può diventare un automatismo. Tuttavia, fuggire dalle situazioni ansiogene contribuisce a mantenere alto il livello d’ansia. Invece, quando un bambino vive e sperimenta i propri timori, l’ansia percepita si riduce spontaneamente nel tempo. Il corpo umano non è programmato per rimanere in uno stato d’ansia per lunghi periodi, infatti, l’agitazione si riduce entro 20-45 minuti se si sceglie di affrontare la situazione ansiogena. E’ inoltre fondamentale invitare il bambino ad esprimere il proprio stato d’animo ed essere aperti e disponibili all’ascolto. Se il bambino sente preoccupazione o spavento non è di alcun conforto rispondergli “No, non lo sei!”. In questo modo gli si fa credere che non lo si sta ascoltando e, peggio ancora, si consolida il lui la percezione
COMPULSIONE A SPENDERE – Compro quindi sono
Come resistere all’impulso di “spendere, acquistare e consumare”?
Attualmente sempre più prodotti non sono venduti per le loro caratteristiche tecniche o utilitaristiche, ma piuttosto per il temporaneo sollievo psicologico che procurano. Molte persone fanno affidamento sullo “spendere, acquistare e consumare”, fino ad esserne anche dipendenti, come fosse una sorta di “stampella psicologica”. Attraverso gli oggetti si tenta di comprare un’immagine di sé e definire il proprio valore. Gli oggetti di consumo si trasformano così in dichiarazioni di qualità personali. È una questione di identità, immagine e valore che si attribuisce a se stessi attraverso ciò che si acquista, un modo per definire se stessi, compensare mancanze, gestire emozioni o sostituire un senso di vuoto interiore. L’avere sostituisce l’Essere.
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Essere presenti e consapevoli dell’impegno verso se stessi
Fare ricorso a strategie pratiche che possono essere utilizzate quotidianamente per affrontare l’emergenza dell’impulso ad acquistare. Una tecnica può essere, ad esempio, quella di scrivere un diar
PERDERE – Gratta e vinci: compulsivi per legge
Propongo il video realizzato da Emanuel Pellegrini per TAXI1729 con l’intento di mettere in luce alcuni aspetti psicologici sui quali fanno leva le campagne pubblicitarie sul gioco d’azzardo. Il fenomeno della dipendenza da gioco è in costante aumento provocando disagi e problematiche individuali, famigliari e sociali.
Vorrei inoltre sottolineare che, intrinseco all’approccio psicologicamente manipolatorio di questa forma di pubblicità, si annida un altro e più complesso problema. Il gioco d’azzardo, in tutte le sue forme, costituisce una vera e propria trappola per le persone fragili, in difficoltà emotiva ed economica. Ciò detto, chi propone questa forma di “svago” si premura esclusivamente di vendere il proprio business, incurante delle gravi conseguenze per la salute psicologica e dei costi di recupero, sia in termini economici che di impegno individuale per riconquistare gli affetti e le relazioni che la dipendenza da gioco strappa alla vita. Se si considerassero tutti questi aspetti si vedrebbe allora la realtà: il gioco d’azzardo è perdere, è smarrirsi, è un grande debito per tutti. Un business che viene dunque perpetrato ai danni della salute delle persone e
Monkey Mind – La ruminazione mentale
Spesso la vita di tutti i giorni porta in sé ansie e preoccupazioni e di conseguenza la mente è impegnata in un “chiacchiericcio” incessante. Può accadere di ritrovarsi imprigionati in un circolo vizioso di ruminazioni in cui si continuano a ripetere interiormente emozioni e ricordi angosciosi.
Così come un criceto intrappolato sulla ruota di un dolore emotivo che corre senza mai arrivare in nessun luogo, la ruminazione mentale non dà accesso a nessuna nuova visione delle cose che possa risanare le ferite psicologiche.
Gli orientali utilizzano il termine “monkey mind”, traducibile letteralmente in “mente di scimmia” per descrivere il carattere instabile, inquieto ed incontrollabile del logorio mentale. Una semplice e basilare meditazione per interrompere la “monkey mind” è prestare attenzione al proprio respiro; divenire consapevoli dell’inspirazione e dell’espirazione. Con la pratica regolare di questo semplice esercizio si radica la mente nel momento presente, il qui ed ora, per ristabilire la chiarezza mentale e la calma, piuttosto che inserire il pilota automatico e farsi guidare da esperienze passate negative o dalle aspe
ADOLESCENZA – Alcolismo giovanile: l’illusione di potersi accettare
Il fenomeno dell’alcolismo non esclude adolescenti e pre-adolescenti che, influenzati da pressioni sociali, mediatiche e pubblicitarie, si avvicinano all’alcol ricercando intenzionalmente l’ebrezza fino ad ubriacarsi.
Tra le nuove forme di consumo ha preso sempre più piede tra i giovani il Binge Drinking, ovvero l’abbuffata alcolica, in cui ragazzi e ragazze ingeriscono intenzionalmente e in poco tempo differenti bevande alcoliche fino a perdere il controllo. Tra i motivi di questo comportamento c’è un bisogno adolescenziale di star bene con gli altri e di integrarsi socialmente, ma anche un modo per ricercare sollievo, disinibizione o per allontanare problemi, insicurezze e sentimenti di inadeguatezza personali, considerando l’alcol una sorta di rimedio per fuggire dalla solitudine o da stati d’animo negativi.
Un altro approccio estremo è la Drunkoressia. I giovani, soprattutto le ragazze, bevono molto fino ad anestetizzarsi per annullare il senso di fame e l’inquietudine emotiva. Questi adolescenti rinunciano intenzionalmente al cibo per compensare l’apporto di calorie che intendono a
INFELICITÀ – Gli 8 Atteggiamenti negativi dell’infelice cronico
Gli 8 atteggiamenti che predispongono all’infelicità cronica
Talvolta nella vita tutti noi sperimentiamo pensieri negativi. Come gestiamo i nostri atteggiamenti può determinare la differenza tra la fiducia o la paura, la speranza o la disperazione, la padronanza o il vittimismo, la vittoria o la sconfitta. Molteplici studi hanno rivelato come gli atteggiamenti negativi cronici possono andare a discapito della salute, della felicità e del benessere. Qui di seguito riporto otto pensieri negativi comuni alle persone cronicamente infelici, estratti dalle ricerche del Prof. Preston Ni.
1. La conversazione autolesionistica
Il linguaggio autolesionista è costituito da messaggi, inviati a noi stessi, che riducono la propria fiducia, debilitano le proprie capacità, abbassano il proprio potenziale rendimento e in ultima analisi, sabotano il proprio successo.
Il classico esempio di dialogo autolesionistico include frasi che incominciano con:
BINGE – Il ciclo Diet-Binge
10 suggerimenti per reclamare il proprio corpo
Cos’è il Binge Eating Disorder
Il Binge Eating Disorder, o sindrome da alimentazione incontrollata, è un disturbo psicologico del comportamento alimentare che spinge il soggetto a compiere grandi abbuffate, in modo veloce e vorace, finché non è completamente sazio (sazietà percepita).
Nonostante tutto quello che gli annunci e le pubblicità di diete o prodotti per la linea dicono, entrare in un bikini “taglia zero” non dovrebbe essere il principale scopo nella vita. Né questo falso obiettivo aiuterà a raggiungere la gioia, l’autostima, la serenità o la fiducia in voi stessi. La nostra cultura pone una tale enfasi sull’apparenza che è difficile non lasciarsi influenzare da quella che è soltanto una versione, un’interpretazione della bellezza secondo la società moderna. Una proiezione ideale sostenuta dalla pubblicità e dai Media che a loro volta sono approvvigionati dall’industria multimiliardaria delle diete e dei prodotti associati.
Molte persone si parag
DEPRESSIONE – I tre volti della depressione
La maggior parte delle persone usa la parola “depressione” per descrivere molte esperienze distinte e separate quali il dolore, la delusione, momenti di infelicità, la reazione ad un evento spiacevole ecc…
Quando utilizzo il termine “depressione” mi riferisco alla “depressione clinica”, il tipo di sofferenza mentale ed emotiva che viene diagnosticata da uno specialista della salute (psicologo, psicoterapeuta, medico psichiatra). Ho visto tante persone depresse nel corso degli anni e sulla base della mia esperienza ritengo plausibile delineare le radici della loro sofferenza in tre differenti aree, che non sempre sono da considerarsi distinte ma spesso si sovrappongono e si mescolano in vari modi.
Di seguito propongo una riflessione su 3 tipi di depressione e sulle loro origini, con l’intenzione di delinearne meglio le caratteristiche.
1. La rabbia post-bellica
A cominciare da Freud, gli psicoterapeuti hanno frequentemente notato il collegamento tra rabbia e depressione descrivendo questo specifico stato emotivo come “la rabbia rivolta all’interno”.
NATALE – Infelicità natalizia: alcuni accorgimenti per cambiare prospettive
9 riflessioni per cambiare il proprio “umore nero”
Le festività natalizie possono essere molto difficili per le persone che provano infelicità, malinconia, depressione. Secondo una statistica di recente pubblicazione, negli Stati Uniti il 45% degli intervistati dichiara di temere il periodo natalizio e di provare difficoltà emotive ricorrenti durante questo momento dell’anno.
Il freddo austero dell’inverno, il clima di festa natalizia non sempre condiviso o altri motivi possono rendere la fine dell’anno un momento difficile per chi sta affrontando sfide emotive o di relazione. Una delle cause principali di questo diffuso “umore nero” è da ricondurre alle proprie aspettative fiabesche di difficile realizzazione.
Risuonano ancora i sublimi desideri del “bambino del passato”, in grado di canalizzare l’immaginazione attraverso la magia di addobbi, luci, colori, tradizioni religiose e diverse attività natalizie, che trasformavano le proprie fiabesche aspettative in gioia,
INSONNIA – Insonnia: un possibile approccio risolutivo
L’approccio costruttivo personalizzabile e la comprensione del disagio
Un buon riposo notturno è fondamentale per la salute. Per alcune persone, purtroppo, una notte insonne è la norma: da una recente indagine più di 12 milioni di persone in Italia soffrono infatti di Disturbi del Sonno.
Per disturbo del sonno si intende quella condizione in cui i ritmi del sonno sono anomali al punto da interferire con il corretto funzionamento fisico, mentale ed emotivo: lo stress o l’ansia possono essere la causa di una notte insonne ed anche di una serie di altri problemi. Insonnia è il termine clinico che descrive la difficoltà ad addormentarsi e/o a mantenere il sonno, a svegliarsi troppo presto senza riuscire a riprendere sonno o all’impossibilità di sentirsi riposati al risveglio.
I disturbi del sonno non dipendono solamente dalle abitudini e dallo stile di vita ma molto spesso hanno origine psicologica. Angoscia, ansia, depressione, stress e preoccupazioni influiscono sul nostro stato d’animo sia nel