MULTITASKING – Influenze mentali derivanti dall’uso dei Media
Un caso di studio sul Media Multitasking dei ragazzi in via di sviluppo
Cos’è il Media Multitasking o M2?
Il Media Multitasking comporta l’uso di TV, il Web, radio, telefono, stampa, o qualsiasi altro supporto in combinazione l’un con l’altro. Indicato anche come “l’uso dei media simultaneo,” o “multicommunicating,” questo comportamento è emerso come sempre più comune, soprattutto tra i più giovani utenti dei media – Wikipedia
Nota: condivido con voi questo interessante articolo, pioniere di quello che è un argomento sempre più discusso e ancora largamente studiato e in via di sviluppo. L’articolo che vi propongo oggi è da leggere a scopo informativo, come sempre, perché non si vogliono dare giudizi o soluzioni ma soltanto spunti di riflessione e argomenti utili al confronto. Il tema del rapporto con le nuove forme di comunicazione è davvero vasto e molte persone mi hanno chiesto di affrontarlo. Ho deciso di incominciare con questo aspetto relativo all’influenza dell’uso massiccio del Multitasking dei Media nella nostra vita e più specificatamente in quella dei ragazzi più giovani. Si tratta di una testimonianza di vita reale. Buona lettura!
Dott.ssa Marcella Caria
UN CASO DI STUDIO SUL MEDIA MULTITASKING DEI RAGAZZI IN VIA DI SVILUPPO
Cody sedeva curvo sulla sua colazione irrimediabilmente scorbutico al mattino. Entrambi i suoi genitori avevano smesso di impegnarsi in conversazione prima che andasse a scuola.
“Il suo malumore contagiava tutta la famiglia. Quando Cody partiva per andare a scuola io mi sentivo incredibilmente scorbutica, di cattivo umore. Dopo di che dovevo andare a mia volta al lavoro di pessimo umore e farmelo andar bene”, ha spiegato la madre, Beth.
Il malumore mattutino non è una denuncia rara soprattutto da parte di genitori di ragazzi in fase di crescita o adolescenti. Ma cosa succede quando l’umore del ragazzo è irrimediabilmente cattivo e non migliora nel corso della giornata? Cosa possiamo dire del cattivo umore che perdura non soltanto per qualche giornata ma per settimane?
Beth e suo marito hanno preso un appuntamento con lo Psicoterapeuta di famiglia. Parte del trattamento per Cody, al New England Center for Pediatric Psychology, comprendeva il tenere un diario. Il loro terapeuta lo ha ritenuto necessario per monitorare e comprendere gli sbalzi d’umore della giornata, il suo stato d’animo, l’esercizio fisico, gli orari di sonno o di riposo e anche l’uso che faceva Cody dei Media… proprio così, l’uso dei Media!
Il diario di Cody ha infatti rivelato un’abitudine consolidata a scambiare sms fino a tarda notte con gli amici, in concomitanza all’uso del computer mentre ascoltava musica attraverso le cuffie durante le stesse ore. Anche nelle notti nelle quali si staccava prima era costantemente svegliato dai segnali acustici o allarmi del suo smartphone (o tablet).
Per un ragazzo in via di sviluppo è quasi impossibile resistere all’impulso urgente di rispondere ai messaggi di testo o di trattenersi dal controllare costantemente i social media come Facebook, Twitter, YouTube, Google+, ecc….
La camera di Cody era piena zeppa di queste tentazioni: la sua scrivania era sede di un PC, di un iPad, di un Laptop e delle cuffie da ascolto, accessorio per eccellenza di quella che negli Stati Uniti è denominata la M2 Generation.
Dopo un paio di sedute con il suo terapeuta, Cody è tornato a casa annunciando: “Ho finito con Facebook”. La mattina dopo, a colazione, era un ragazzo diverso. Era sveglio, piacevole e parlava di buon grado con i genitori.
Il diluvio di stimolazione digitale combinata con multitasking frequente via iPad e smartphones era troppo, stava condizionando la qualità del sonno di Cody e di conseguenza la sua concentrazione e il suo umore.
I bambini in via di viluppo e gli adolescenti sono particolarmente sensibili alla dipendenza dai Media e dalla conseguente privazione di riposo che può derivare in casi come questo.
Il Dr. Larry Rosen, Professore di psicologia presso la California State University Dominguez Hills, ha pubblicato uno studio nel numero di Maggio di Computers in Human Behavior (una rivista specializzata del settore) riguardo il Media Multitasking durante l’apprendimento. Lo studio mette in guardia i genitori a fronte di un fenomeno pericoloso e in crescita: la frequentazione e sollecitazione da parte di più flussi di informazione e di intrattenimento durante gli studi e l’apprendimento. Tuttavia si tratta di uno studio giovane a causa della recente comparsa di questi disagi. I ricercatori non hanno ancora sufficienti informazioni per determinare quante e quali influenze mentali e comportamentali (sia positive che negative) possa avere il Media Multitasking.
“Pochi giorni dopo è tornato a casa e ci ha chiesto di spostare i computers dalla sua stanza”, ha detto Beth. “Kevin (il padre) ed io ci siamo guardati l’un l’altro come a chiederci se era davvero il nostro bambino? Prima di allora non saremmo mai riusciti a staccarlo dal computer”.
Secondo i genitori, il giorno in cui Cody si è scollegato durante la notte, il suo umore è nettamente migliorato. Cody usa ancora il suo computer portatile e ha uno smartphone ovviamente, ma li lascia fuori della sua camera da letto oppure spenti durante il riposo. E’ rimasto otto mesi senza utilizzare Facebook ed alcuni dei suoi amici hanno seguito il suo esempio.
Beth, la madre di Cody, si è resa disponibile a divulgare la storia di suo figlio nel tentativo di portare l’attenzione su un reale e crescente fenomeno: la dipendenza da Media Multitasking.
“Una nuova ricerca indica un forte legame tra l’uso dei Media e la salute mentale nei bambini e adolescenti”, riferisce il Dr. Robert M. Pressman, ricercatore principale dello studio Learning Habit.
I ricercatori della Brown University School of Medicine, della Children’s National Medical Center, della Brandeis University e del New England Center for Pediatric Psychology hanno condotto uno studio di ricerca triennale per esaminare come le abitudini e le routine influenzano la salute mentale del bambino e la sua realizzazione. Un obiettivo primario dello studio è stato quello di dare ai genitori informazioni concrete su come le abitudini e le routine impattano la salute mentale del bambino.
“Clinicamente, stiamo assistendo a un aumento dei sintomi tipicamente associati con l’ansia e la depressione, ma che migliorano quando un ragazzo non si collega di notte. I sintomi includono: problemi di memoria a breve termine, diminuita capacità di attenzione, la privazione del sonno, eccessivo malumore e insoddisfazione generale” ha spiegato Stephanie Donaldson-Pressman, direttore clinico del New England Center for Pediatric Psychology.