NATALE – Infelicità natalizia: alcuni accorgimenti per cambiare prospettive

20/12/2015

NATALE – Infelicità natalizia: alcuni accorgimenti per cambiare prospettive

9 riflessioni per cambiare il proprio “umore nero”

NATALE – Infelicità natalizia: alcuni accorgimenti per cambiare prospettive

immagine di Matt Dixon

Le festività natalizie possono essere molto difficili per le persone che provano infelicità, malinconia, depressione. Secondo una statistica di recente pubblicazione, negli Stati Uniti il 45% degli intervistati dichiara di temere il periodo natalizio e di provare difficoltà emotive ricorrenti durante questo momento dell’anno.

Il freddo austero dell’inverno, il clima di festa natalizia non sempre condiviso o altri motivi possono rendere la fine dell’anno un momento difficile per chi sta affrontando sfide emotive o di relazione. Una delle cause principali di questo diffuso “umore nero” è da ricondurre alle proprie aspettative fiabesche di difficile realizzazione.

Risuonano ancora i sublimi desideri del “bambino del passato”, in grado di canalizzare l’immaginazione attraverso la magia di addobbi, luci, colori, tradizioni religiose e diverse attività natalizie, che trasformavano le proprie fiabesche aspettative in gioia, entusiasmo, creatività. Il sogno si infrange quando la trasognata leggerezza del “bambino del passato” è in qualche modo percepita come compromessa. A questo spiacevole risveglio presenzia la solitudine, parte esistenziale della persona piuttosto che del Natale stesso. Il periodo natalizio è l’amplificatore di quegli antichi desideri e bisogni emotivi ancestrali, più o meno ignorati durante il tempo dell’anno. Una rivelazione di quanto si è diventati sordi al cospetto di tali desideri e necessità. Questa condizione, seppur sgradevole, può essere un’opportunità per comprendere quali siano i propri reali bisogni emotivi ed affettivi.

Tante persone si sentono oppresse a causa della smisurata commercializzazione del Natale o per l’eccessiva attenzione all’acquisto di regali o alla divulgazione delle “attività sociali perfette”. Altre persone si trovano a subire il confronto con chi sembra avere di più o fare di più, attraverso una tormentosa ed autolesionistica ruminazione mentale. In questi casi l’inadeguatezza della propria vita ed il vittimismo diventano presto avversari ostili. Alcuni vengono sopraffatti dall’ansia a causa della propria situazione economica a fronte dei tanti regali che si sentono di dover fare per mantenere intatte le convenzioni sociali. Altri ancora, riferiscono di sentirsi a disagio a Natale perché temono l’incontro o il confronto con famigliari e amici coi quali non vorrebbero trascorrere tempo assieme. Infine, diverse persone si sentono sole e tristi a causa del ricordo dei cari che non ci sono più o per la perdita del lavoro che spesso avviene in concomitanza con la chiusura dell’anno contabile.

Quali sono i possibili accorgimenti per affrontare le difficoltà emotive legate a questo periodo dell’anno?

  1. Non accettare alcuna rappresentazione perfetta del Natale che i media, le istituzioni o altre persone cercano di far credere. Adeguarsi, conformarsi non significa essere giusti o normali. Ogni persona è unica così come il proprio percorso esperienziale e la ricchezza risiede proprio in questo. E’ importante vivere il tempo delle feste nel modo che più rispetta le proprie necessità fisiche ed emotive. La felicità è qualcosa che ognuno prova e stabilisce da sé. Non è comparabile a quella degli altri, né possono essere gli altri a stabilire in che cosa debba consistere. Purtroppo nella società occidentale si è invasi da moltissime informazioni che inducono a fare confronti tra la propria condizione e quella degli altri. Paragonandosi con gli altri su qualcosa non si smette più di fare confronti. Fare raffronti tra se stessi e gli altri sulla base delle apparenze non fornisce alcun suggerimento per la felicità. Non sarebbe allora più proficuo rivolgere lo sguardo a se stessi?
  2. Fissare un limite al proprio budget per i regali o al numero di eventi sociali ai quali partecipare può rivelarsi una pianificazione utile per preservare la propria integrità emotiva, oltre ad avere più tempo da dedicare a se stessi. Rispettarsi non significa essere egoisti ma piuttosto amare se stessi ascoltando i propri desideri.
  3. Abbassare le proprie aspettative rispetto a come si pretende che debbano andare le cose. Essere nel presente senza rimpiangere accadimenti passati o tormentarsi riguardo l’ipotesi di un futuro non gradito. Non è possibile agire sul passato per modificarlo e non si può attribuire troppa importanza alle cose che non sono ancora accadute. Non si tratta di “accontentarsi”, ma riconoscere la reale natura delle proprie aspettative e le pretese che si nutrono nei propri confronti o in quelli degli altri. L’ansia generata dalle aspettative si placa vivendo nel miglior modo possibile il momento presente.
  4. Focalizzarsi sulle cose che si possono e si vogliono cambiare nella vita, pensando a come intervenire su quelle piuttosto che rimuginare su tutto ciò che non si riesce a controllare.
  5. Farsi coinvolgere in attività di beneficenza rappresenta una fortunata combinazione di amore e accrescimento. Un’esperienza sociale di amore che ritorna solitamente in chiave esperienziale e benessere emotivo.
  6. Concentrarsi su ciò che si ha nella vita (non intendo ciò che si possiede) piuttosto che arrovellarsi elencando costantemente tutto ciò che non si possiede. Individuare la ruminazione mentale ogni volta che riparte con prepotenza e, in quel momento, sostituirla più lucidamente con domande a riguardo. Ad esempio: “Cosa penso di ottenere continuando a rimuginare su questo fatto?”, “Cosa ho ottenuto fino ad ora arrovellandomi in questo modo?”. L’obiettivo è cambiare prospettiva. Cambiare il dialogo interiore. Questo primo raggiungimento non sempre è possibile ottenerlo da soli. Il modo migliore per liberarsi dalle preoccupazioni sarebbe quello di parlarne in profondità con l’aiuto di uno Psicologo Psicoterapeuta, per estirpare alla radice l’impulso a rimuginare togliendo forza ai sentimenti che lo alimentano.
  7. Prendere l’opportunità di ragionare in merito ai propri impegni, alla gratitudine, alla generosità, alla gentilezza per gli altri nella vita. Rendere prezioso il tempo che si trascorre con le persone amate.
  8. Essere gentili con se stessi, clementi, compassionevoli. Trattare se stessi con amore. Fare qualcosa di gentile e premuroso per se stessi.
  9. Se la sensazione è deprimente e schiacciante è necessario cercare aiuto da uno Psicologo Psicoterapeuta qualificato, informandosi sulle sue principali competenze. Gli Psicologi, come gli altri professionisti della salute, non sono tutti uguali in merito a competenze. E’ importante quindi capire che figura professionale si sta cercando prima di rivolgersi a un professionista qualunque. Chiedere aiuto è sempre un atto di coraggio. Significa amarsi, prendersi la responsabilità di mettere in discussione se stessi per rielaborare in modo sano e costruttivo il vissuto. Non significa essere “pazzi” o “non normali”. Non si curano soltanto i malati, ci si prende cura di tutto ciò che si ama.

“Sii la versione originale di te stesso, non la brutta copia di qualcun altro” – Judy Garland

“Io penso che la ricompensa per il conformismo è che piaci a tutti eccetto che a te stesso” – Rita Mae Brown

Dott.ssa Marcella Caria


ATTENZIONE! Il materiale pubblicato è volto ad essere spunto di riflessione sui temi trattati e non vuole essere in alcun modo sostitutivo di indicazioni e/o trattamenti terapeutici. La gestione di difficoltà e disagi emotivi deve sempre essere affrontata con l’aiuto di professionisti del settore. E’ pertanto importante contattare direttamente una figura professionale competente affinché possa valutare la specifica situazione e fornire le adeguate indicazioni terapeutiche.